Manifestazioni pro Palestina: l’Europa in piazza per la pace, contro i divieti

Manifestazioni pro Palestina: l’Europa in piazza per la pace, contro i divieti

manifestazioni berlino

Domenica 15 ottobre a Berlino, in Potsdamer Platz un migliaio di persone ha sfidato il divieto di manifestare solidarietà per il popolo palestinese stabilito dalla legge tedesca dopo l’offensiva di Hamas di sabato 7 ottobre allo stato di Israele. Nei giorni successivi, altri cortei sono stati vietati a Francoforte, Colonia e Düsseldorf. Già il venerdì precedente la polizia ha disperso alcuni assembramenti nel quartiere berlinese di Neukölln, mentre diverse persone sono state tratte in arresto.
Da sabato 7 ottobre, alcuni paesi europei hanno progressivamente vietato per legge o ristretto la possibilità di esprimere solidarietà nei confronti del popolo palestinese e per la pace in Medio Oriente. La ragione? Scongiurare possibili recrudescenze di antisemitismo. Tra i paesi che applicano questo divieto ci sono Germania e Francia, per ora. Ma la lista potrebbe allungarsi.

Interdizione che potrebbe non riguardare solo gli assembramenti: anche i gruppi pro-Palestina rischiano di venire messi al bando. Come è successo a Samidoun, rete internazionale di solidarietà ai prigionieri palestinesi che in Germania è stata messa fuori legge dopo aver invitato la popolazione a protestare a sostegno di Gaza. Trattata quindi alla stregua di un’associazione criminale o pericolosa per l’ordine costituzionale, uniche circostanze in cui la legge tedesca consente un provvedimento simile. ll cancelliere tedesco Olaf Scholtz ha dichiarato che «la nostra storia, la nostra responsabilità derivante dall’Olocausto, ci impone di difendere per sempre l’esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele», sottolineando poi che gli aiuti tedeschi allo sviluppo per i territori palestinesi sarebbero in fase di sospensione.
Misura analoga in Francia che, dopo l’uccisione di Dominique Bernard, professore di Lettere in un liceo nel nord del Paese, potrebbe inasprirsi. Il Ministro degli Interni Gérald Darmanin del partito di centro-destra I Repubblicani ha vietato manifestazioni filo-palestinesi in quanto «suscettibili di destabilizzare l’ordine pubblico». Tuttavia, venerdì 13 ottobre almeno 3000 persone si sono ritrovate a Place de la République per manifestare per la pace in Medio Oriente. La gendermerie ha disperso la folla con i cannoni ad acqua, mentre dieci risultano essere gli arrestati e ventiquattro i multati. Altri assembramenti hanno comunque avuto luogo a Rennes, Lille, Tolosa e Bordeaux.

In una Gran Bretagna attraversata dalle manifestazioni pro Palestina (le più importanti hanno avuto luogo sabato a Londra e Manchester, dove si contano alcuni arresti), la Segretaria degli Interni Suella Braverman del Partito Conservatore avverte che «sventolare una bandiera palestinese potrebbe non essere legale». Né cantare slogan contro Israele, a causa del potenziale rischio di pogrom antisemiti, sostiene. Proprio per via degli slogan che inneggiavano alla libertà per il popolo palestinese, la Segretaria ha chiesto alle forze dell’ordine di valutare se gli slogan debbano essere interpretati come «espressione di un desiderio violento di vedere Israele cancellato dal mondo» rendendolo così un reato di ordine pubblico «aggravato dal movente razziale».

Dello stesso avviso di Braverman il Ministro degli Interni italiano Matteo Piantedosi, che ha annunciato il potenziamento della sicurezza nei luoghi sensibili come ghetti, ambasciate e sinagoghe. Nonostante in Italia le manifestazioni pro-Palestina non siano vietate, tensioni e scontri si sono registrati mercoledì scorso all’Università La Sapienza. Gli studenti delle associazioni «Cambiare Rotta» e «Zaum» hanno manifestato contro la rettrice Antonella Polimeni che, tramite il suo profilo Instagram, aveva espresso solidarietà a Israele. Ancora da Instagram, sfidando creativamente il rischio censura di Meta a chi esprime vicinanza al popolo palestinese, Viola Carofalo di Potere al Popolo ha denunciato l’invisibilizzazione dei cortei pro-Palestina che nei giorni scorsi, da Torino a Bari, hanno attraversato la penisola: «In Italia le manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese non possono attraversare il centro storico. Ieri a Napoli non ci hanno fatto uscire da Piazza Garibaldi. Abbiamo potuto fare un giro per le strade limitrofe dove non passa nessuno perché la manifestazione doveva essere invisibilizzata». In Europa, insomma, sembra profilarsi un futuro in cui non solo esprimere la propria vicinanza al popolo palestinese, ma addirittura manifestare per la pace, diventi un reato legalmente perseguibile.

 

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