Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha approvato il 16 dicembre il Codice etico e di comportamento delle scuole di giornalismo, sottoscritto dai direttori delle dieci scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine, con cui si intende contrastare le molestie sessuali. Il Codice è stato approvato in seguito all’inchiesta di tre giornaliste freelance, Francesca Candioli, Roberta Cavaglià e Stefania Prandi pubblicata da Irpimedia, centro di giornalismo investigativo.
«Voi con queste gonnelline mi provocate» è l’eloquente titolo dell’indagine, durata otto mesi. 239 le studentesse e gli studenti intervistati iscritti alle dieci scuole, oltre a 4 fonti interne. «La metà delle persone sentite ha riferito di aver assistito o saputo di molestie sessuali e verbali, tentate violenze sessuali, atti persecutori, stalking, ricatti e discriminazioni di genere», spiegano le giornaliste. Sono un terzo le alunne che hanno denunciato di aver subito abusi, fornendo prove come screenshot, e-mail, video e documenti. Ma che non hanno sporto denuncia.
Gli atti vessatori contro le studentesse si ripetono da nord a sud, da Milano a Bari.
Le testimonianze
Milano, Scuola di Giornalismo Iulm. Sono decine le accuse delle allieve «su una persona della formazione (…) che chiedeva alle studentesse di cambiare taglio di capelli, sottoporsi a un certo tipo di manicure e truccarsi per andare in video. La sua ossessione per l’estetica era tale che c’è chi si è sentita dire, durante le selezioni, che «avrebbe potuto sceglierci solo guardandoci in faccia, senza farci aprire bocca». Inoltre le giovani non erano considerate in grado di occuparsi di temi importanti come mafia ed esteri».
Ancora Milano, Scuola “Walter Tobagi”. Oltre alle molestie, le allieve denunciano l’esistenza di «una chat solo per maschi nella quale commentavano in modo sessualmente esplicito le colleghe».
La Iulm ha replicato di non aver mai ricevuto segnalazioni, la Tobagi ha dichiarato lo stesso in merito all’esistenza della chat.
Torino, Master di Giornalismo “Giorgio Bocca”. «Sono ubriaco, quando torni ci ubriachiamo insieme» è uno dei tanti messaggi ricevuti da Sara (nome di fantasia) da parte di un formatore della scuola, che l’ha molestata per 4 mesi. Sara non ha mai riferito nulla alla scuola, che si è detta rammaricata della mancata segnalazione.
Roma, Scuola Superiore di Giornalismo dell’Università Luiss Guido Carli. «Ho bisogno di sentire la tua voce, quando l’ho sentita la prima volta mi sono eccitato» è uno dei messaggi WhatsApp ricevuti da una studentessa da parte di un insegnante, che aveva già tentato un approccio sessuale con un’altra allieva. Il direttore Gianni Riotta ha replicato che la persona responsabile di questi atti è stata allontanata dalla scuola.
Urbino, Istituto per la formazione al giornalismo. Un’allieva denuncia di aver ricevuto messaggi da parte di un giornalista conosciuto durante uno stage: «Non ti piaccio o non ti interessa il sesso?». Benedetta (nome di fantasia) racconta invece di «essere stata molestata durante uno stage da due caposervizio di due aree diverse». Anche in questo caso, la scuola ha replicato di non aver ricevuto segnalazioni.
Bari, Master in Giornalismo dell’Università degli studi “Aldo Moro”. Irene (nome di fantasia) racconta che durante un’attività un giornalista l’ha fissata e l’ha importunata con domande sulla sua vita privata e commenti sul suo aspetto fisico. Un collega dell’allieva ha registrato un video delle molestie, che sono proseguite finché lei non ha abbandonato la sala. Luigi Cazzato, direttore del master, ha spiegato a Irpimedia di non essere a conoscenza dell’accaduto.
La presa di posizione del Consiglio nazionale dell’OdG
L’inchiesta, spiegano le giornaliste, nasce da tre segnalazioni di discriminazione di genere e molestie sessuali raccolte durante alcune conversazioni informali. «Dato che le redazioni di giornali, radio e televisioni sono tra i luoghi di lavoro col più alto tasso di molestie sessuali e sessismo, secondo diverse ricerche internazionali (…), è particolarmente grave che questi fatti possano avvenire già nella fase della formazione, quando la sperequazione di potere tra formatori e alunne è particolarmente accentuata». Secondo l’unica ricerca svolta sul tema pubblicata nel 2019 dalla Federazione nazionale della stampa, tra le giornaliste assunte in redazione l’85% ha denunciato di aver subito molestie sessuali, il 3% uno stupro, l’8% una tentata violenza sessuale.
Grazie all’inchiesta realizzata da Candioli, Cavaglià e Prandi, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha deciso di mettere in atto misure di prevenzione e denuncia: «Le persone vittime di molestia hanno a disposizione un canale di segnalazione anonimo, istituito presso la stessa scuola», si legge in un comunicato. «In ogni scuola si terrà un corso di formazione di due ore sulla tematica delle molestie, per tutti gli studenti e le studentesse. Il Cnog mette inoltre a disposizione la propria piattaforma di segnalazione di illeciti presente sul sito www.odg.it per un ulteriore canale anonimo.»
Serena Ganzarolli