Domenica 14 maggio si terranno le elezioni politiche in Turchia, le terze dalla controversa riforma presidenzialista introdotta da Erdogan. Lo sfidante, Kemal kilicdaroglu, è l’unico rimasto dei quattro che hanno partecipato alla campagna per le presidenziali e appare in vantaggio nei sondaggi, sopra il 50% per quanto il margine si sia assottigliato nelle ultime settimane. Dello stesso partito del fondatore della patria Mustafa Kemal Atatürk, colui che dopo la prima mondiale e il crollo dell’Impero Ottomano avviò il processo di laicizzazione dello stato turco, kilicdaroglu è portatore di valori che contraddicono il lavoro di secolarizzazione che ha progressivamente intrapreso Erdogan negli ultimi due decenni. Le tematiche che hanno minato la solidità del potere di Erdogan sono però la questione curda, l’interventismo turco in Siria e la reazione al terremoto dello scorso febbraio che è stata ampiamente criticata e giudicata insufficiente. Il voto in Turchia è obbligatorio, per quanto in genere la multa previsa non venga applicata. Secondo alcuni analisti questa circostanza favorirebbe il candidato più forte dal punto di vista mediatico perché larghe fasce della popolazione che non si interessano di politica andrebbero a votare decidendo all’ultimo momento a chi dare il voto.
A cura di Sabato Angieri
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