Sono tempi duri per il governo, sotto scacco degli agricoltori che aderiscono alle proteste di tutta Europa contro le leggi sull’agricoltura della UE. Per cosa protestano, nello specifico? Qual è lo stato generale della situazione? Cerchiamo di fare chiarezza.
Protesta agricoltori, il contesto
Il 2023 è stato un annus horribilis per l’agricoltura italiana ed europea. Molte sono state le sfide di natura ambientale, legate alle numerose alluvioni seguite da lunghi periodi di siccità. Ad aprile 2023 il Po, cuore dell’agricoltura del Nord Italia, era in condizioni di siccità estrema, così come altri corsi d’acqua (si pensi al Lago di Como, al 23,5% della sua portata abituale).
Al problema dell’acqua, si sono aggiunti i rincari dei costi dell’energia, legati alla guerra in Ucraina: rincari che hanno avuto effetto sui costi di produzione e di vendita dei prodotti ortofrutticoli. A questa situazione difficile si è aggiunta la politica “green” dell’Unione Europea.
Al momento, il diktat dell’Unione Europea è: agricoltura sostenibile e a ridotto impatto ambientale. Un obiettivo, ambizioso quanto conclamato, è quello di raggiungere le emissioni nette zero (net zero emissions) entro il 2050, riducendo anche le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030.
Tra le misure in programma che andranno a influenzare profondamente il lavoro agricolo, ci sono l’obbligo di adibire un quarto dei terreni all’agricoltura biologica e quello di ridurre in modo significativo l’uso dei pesticidi.
Obbligo, quest’ultimo, sul quale l’Unione Europea ha fatto recentemente dietrofront per venire incontro alle richieste degli agricoltori: Ursula von der Leyen ha infatti annunciato il ritiro della direttiva sui pesticidi.
Non trascuriamo poi che, all’orizzonte, si prospettano le prossime elezioni europee: una partita che si gioca anche qui.
Chi protesta?
La rappresentanza di coloro che protestano è molto ampia e variegata. Si va dal Comitato degli agricoltori traditi (CRA), capitanato dall’ex forcone Danilo Calvani al Movimento degli agricoltori siciliani, guidato da Mariano Ferro.
A questi si aggiungono l’ex esponente di Forza Nuova Mariano Ferro, con il movimento Ancora Italia, e Salvatore Fais, leader di Riscatto agricolo, gruppo nato da una chat di agricoltori su WhatsApp.
Un elemento comune a tutte le proteste è la forte presenza della destra politica, pronta a cavalcare le proteste. In Germania, ad esempio, preoccupa l’adesione di Alternative für Deutschland (Afd).
Cosa chiedono?
Prima di tutto, Calvani dichiara apertamente la sua contrarietà alle politiche green europee, chiede l’annullamento di tutti i patti bilaterali e punta il dito sul Governo Meloni: “Il governo non ha fatto nulla per tutelarci. Contestiamo il Green corridor perché permette di importare prodotti da Paesi che non rispettano le norme fitosanitarie”.
Calvani accusa anche la Coldiretti, colpevole di aver partecipato ufficialmente ad accordi molto dannosi per il settore agricolo italiano. E, nella sua “chiamata ai forconi” dall’eloquente titolo Ultimatum al governo!, chiede espressamente le dimissioni del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
La fazione di Ferro, chiaramente, si concentra sulla delicata situazione in Sud Italia, che mette seriamente in difficoltà gli agricoltori da un punto di vista economico. “I prezzi sono schizzati dall’inizio della guerra in Ucraina e a farne le spese siamo soprattutto noi agricoltori che siamo i più deboli, in particolare al Sud“.
Il gruppo di Castellino (Forza Nuova) esprime il suo sostegno alla protesta in modo altisonante, via social: “La Roma del dissenso è pronta ad accogliere i nostri fratelli agricoltori. Con gli agricoltori, con il popolo della terra, popolo unito contro Bruxelles“. Infine Fais, promotore di una “Marcia su Roma” a partire dalla Valdichiana, ha organizzato il proprio gruppo poche settimane fa, ma sta raccogliendo molte adesioni. Il suo grido di battaglia: “È arrivato il momento di riscattare l’agricoltura italiana!“.
Protesta agricoltori, quali sono le battaglie principali?
Le richieste sono tante: si va dalla revisione completa della politica agricola europea, troppo incentrata sulle esigenze green, al mantenimento della detassazione di Irpef e Imu. Dalle agevolazioni per acquistare carburante agricolo al divieto di importare prodotti da paesi extra-UE o comunque con regolamenti produttivi diversi da quelli italiani.
A ben guardare, però, uno dei punti cruciali è quello salariale: in Germania gli agricoltori lamentano la riduzione dei sussidi economici. Accusa prontamente respinta ai mittenti dal Ministro delle Finanze Christian Lindner, che ha specificato che il settore agricolo è “altamente sovvenzionato” dallo Stato.
In Italia, l’associazione Terra! ha una tesi: il punto che viene contestato non è il Green Deal ma la questione salari. Parola del direttore Fabio Ciconte ospite a Radio Città Fujiko: “Quella è solo una parte della protesta, legata alle lobby dell’agroindustria e alla destra sovranista (…) C’è in atto una grossa forma di strumentalizzazione del mondo agricolo per frenare la transizione ecologica europea. Che si faccia solo questo racconto è anche svilente nei confronti delle battaglie vere degli agricoltori“.
Le battaglie vere degli agricoltori quali sono, quindi? Secondo Ciconte la battaglia riguarda soprattutto il ruolo dell’agroindustria e della grande distribuzione. Denuncia lo sfruttamento dei produttori delle materie prime, vendute alla grande distribuzione a prezzi irrisori e poi rivendute a prezzi 10 volte superiori. Insomma: oggi un agricoltore rischia di spendere più per la produzione di quanto riesca a guadagnare.
Carlo Calenda di Azione invoca il salario minimo. Queste le sue parole in un intervento alla trasmissione Dimartedì in onda su La7: “Il problema degli agricoltori è che non riescono a coprire i costi di produzione. E la grande distribuzione ha aumentato di molto i prezzi dei prodotti sugli scaffali. Per questo occorre, come per altri settori, il salario minimo che garantisca un giusto reddito agli agricoltori“.
In Italia, una delle battaglie riguarda una recente misura del governo Meloni. La proroga dell’esenzione IRPEF per il settore agricolo non è stata confermata nella manovra 2024, portando così a un aumento delle tasse per gli agricoltori. La misura, se prorogata, avrebbe impedito che i redditi dominicali e agrari derivanti dalla proprietà e gestione diretta dei terreni da parte dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali fossero inclusi nel reddito imponibile. Tra le richieste più calde di tutti coloro che aderiscono alle proteste vi è il ripristino di tale esenzione.
Proteste agricoltori, il Governo italiano cosa fa?
Al momento, il Ministro Lollobrigida è al lavoro per venire incontro parzialmente alle richieste degli agricoltori. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare di Maria Chiara Gadda sul ripristino dell’esenzione Irpef per i redditi dominicali e agrari, ha dichiarato:
“Attualmente è allo studio, ai fini della presentazione nel primo veicolo normativo utile, che potrebbe già essere il Decreto Milleproroghe, una misura volta a prevedere un’esenzione dall’Irpef destinata a quegli imprenditori agricoli che necessitano di un effettivo sostegno, ferme ovviamente tutte le altre misure agevolative. Si tratta di uno sforzo notevole per il governo ma anche di un’occasione per finalizzare al meglio gli interventi pubblici, con un deciso cambio di passo rispetto al passato”.
Nella giornata dell’8 febbraio, il Governo ha infine approvato, proprio nell’ambito del Milleproroghe, l’esenzione Irpef allungata per gli agricoltori e una sanatoria per chi non ha pagato le tasse nel 2022.
La posizione della destra governativa
Ufficialmente, il Governo Meloni appoggia la protesta dei trattori, approfittandone per cavalcare anche il tema della tutela dei prodotti italiani e del saper fare italiano.
Il supporter più entusiasta dell’iniziativa è Matteo Salvini, che in seguito alla decisione dell’Unione Europea di fare dietro front sulla legge sui pesticidi, ha commentato così: “Evviva gli agricoltori, i cui trattori stanno costringendo l’Europa a rimangiarsi le follie imposte dalle multinazionali e dalle sinistre, dopo che in Europa è stata ritirata la proposta legislativa sui pesticidi“.
La Lega prende una posizione analoga a quella del suo leader. Queste le parole degli europarlamentari della Lega Marco Zanni e Marco Campomenosi: “La retromarcia annunciata da Ursula von der Leyen sulla proposta di riduzione di metà dei fitofarmaci in agricoltura è una vittoria della Lega e del buonsenso.
Poi ricordano: “In assenza di alternative disponibili sul mercato che garantiscano prezzi contenuti e capacità produttiva, nel voto di novembre al Parlamento Europeo la Lega votò contro il provvedimento, con un apporto decisivo per la bocciatura della proposta (…)“.
La marcia su Roma. E la delegazione a Sanremo
Prima i movimenti italiani coinvolti nella protesta hanno chiamato a raccolta gli agricoltori per marciare su Roma l’8 febbraio, poi hanno annunciato che sarebbero andati al Festival di Sanremo con 15 trattori: affermavano che il conduttore della manifestazione, Amadeus, avesse dato il suo placet. Poi è arrivata la smentita della Rai. Poi, in conferenza stampa, Amadeus ha annunciato che leggerà in diretta tv un comunicato sulla protesta nella serata di oggi.
Positivo il giudizio del sindaco di Sanremo Alberto Biancheri: “Bene ha fatto Amadeus a dare la propria attenzione alle criticità che sta attraversando tutto il comparto agricolo. Aspettiamo di capire meglio in che modo una delegazione di rappresentanza possa portare a Sanremo le proprie istanze“.
Non solo Italia: le proteste dei trattori in Europa
Lo sappiamo: le proteste non si limitano al solo territorio italiano ma investono tutto il continente Europa. Prima di approdare in Italia, la protesta è iniziata lo scorso 8 gennaio in Germania e ha presto contagiato i vicini Francia e Paesi Bassi, approdando poi nel Mediterraneo del Sud: in Italia e in Spagna.
Il 6 febbraio sono scoppiate proteste anche in Bulgaria. Questo è l’ultimatum del rappresentante della Camera agraria bulgara (Bak) Kostadin Kostadinov: “Se non ci sarà una reazione positiva, dalla prossima settimana le strade saranno bloccate in modo permanente e i trattori arriveranno nella capitale Sofia“.
Il risultato di questa situazione? Manifestazioni che paralizzano il traffico cittadino, blocchi stradali e cortei. Disagi percepiti in modo diverso dai cittadini dei rispettivi Paesi. In Germania, ad esempio, la protesta è incoraggiata e i disagi da essa causata ben tollerati e giustificati.
E in Italia? Stando al recente sondaggio condotto da Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, il 68% dei cittadini sta con gli agricoltori, anche se solo il 16% del campione pensa che la protesta sortirà effetti concreti. Uno dei timori dei simpatizzanti è “il possibile aumento dei prezzi degli alimenti e della verdura“.
Perché alla fine è lì che questo braccio di ferro tra associazioni di categoria e Unione Europea sortirà un effetto: nel “paniere” della spesa dei cittadini.