La tragedia che ha scatenato le proteste
Il 1º novembre 2024, la Serbia è stata scossa da una tragedia: il crollo della pensilina della stazione ferroviaria di Novi Sad ha causato la morte di 15 persone, tra cui un bambino di sei anni, e tre feriti gravi. Questo evento ha innescato una serie di proteste studentesche senza precedenti nel paese, focalizzate sulla richiesta di giustizia e trasparenza.
Le prime manifestazioni e le richieste degli studenti
Il 22 novembre 2024, studenti e professori si sono riuniti davanti alla Facoltà di Arti Drammatiche (FDU) dell’Università delle Arti di Belgrado per osservare 15 minuti di silenzio in memoria delle vittime del crollo. Durante questa commemorazione pacifica, tuttavia, i manifestanti sono stati attaccati da un gruppo non identificato, il che ha alimentato ulteriormente l’indignazione dell’opinione pubblica. A quel punto, gli studenti hanno avanzato quattro richieste principali:
- Fornire una documentazione completa e accertare le responsabilità per il crollo della pensilina.
- Identificare e punire gli aggressori degli studenti e dei cittadini.
- Ritirare le accuse contro i manifestanti arrestati durante le proteste.
- Incrementare i fondi destinati alle università.
Nonostante queste richieste, le autorità non hanno adottato misure concrete, portando a un’escalation delle proteste.
L’allargamento delle proteste
Il 22 dicembre 2024 decine di migliaia di persone hanno marciato per le strade di Belgrado, osservando nuovamente 15 minuti di silenzio per commemorare le vittime. Dato che le loro richieste sono rimaste inascoltate, gli studenti hanno organizzato una marcia da Belgrado a Novi Sad, unendosi agli studenti locali per bloccare i ponti della città durante la notte del 1º febbraio 2025, esattamente tre mesi dopo la tragedia. In questa occasione, hanno ricevuto il supporto dei tassisti che hanno portato gratuitamente alcuni studenti da Belgrado e degli agricoltori, che hanno utilizzato i loro trattori per bloccare le uscite dei ponti.

Successivamente, gli studenti hanno intrapreso una marcia di quattro giorni verso Kragujevac, percorrendo 130 km a piedi sotto lo slogan «Nulla è troppo lontano per la giustizia». Il 15 febbraio 2025, studenti di Belgrado, Niš, Kraljevo e Novi Sad si sono riuniti a Kragujevac, dimostrando l’unità e la determinazione del movimento.
Durante tutto il percorso, gli studenti sono stati accolti e incoraggiati dagli abitanti delle città che attraversavano. Cittadini e associazioni locali offrivano loro cibo, acqua e ospitalità, dimostrando un forte sostegno alla loro causa.
La protesta storica di Niš
Il 1º marzo 2025, in occasione del quarto mese dalla tragedia, gli studenti hanno organizzato una delle più grandi manifestazioni nella storia di Niš. Alcuni hanno percorso a piedi o in bicicletta lunghe distanze per partecipare. La protesta, denominata «Editto studentesco», è durata 18 ore e si è conclusa in Trga kralja Milana, con una partecipazione massiccia di cittadini da tutta la Serbia.

Anche i veterani della 63a Brigata paracadutisti dell’esercito serbo si sono radunati davanti alle facoltà tecniche di Niš per organizzare una marcia di sostegno alla protesta studentesca nel centro della città. Prima di allora, diverse decine di veterani della Brigata paracadutisti hanno deposto una corona di fiori in memoria delle vittime dei bombardamenti NATO del 1999 e faranno lo stesso nel centro di Niš. Questo gesto ha aggiunto una forte carica simbolica alla manifestazione, mostrando come la protesta sia diventata un punto di riferimento per diversi settori della società.
Dopo la manifestazione, studenti e cittadini hanno si sono organizzati per raccogliere i rifiuti e ripulire le strade e gli organizzatori hanno sottolineato come le proteste abbiano contribuito a una maggiore consapevolezza e responsabilità tra i cittadini riguardo al decoro urbano.
La tensione raggiunge il Parlamento
Il 4 marzo 2025, a 100 giorni dall’inizio delle proteste, migliaia di cittadini e studenti hanno bloccato il traffico davanti al Parlamento serbo, dove era in corso una sessione. Dopo la partenza degli studenti, circa un centinaio di manifestanti hanno lanciato uova contro l’edificio del Parlamento, gridando slogan come «Ladri» e attaccando striscioni con la scritta «Se non c’è giustizia per il popolo, non ci sarà pace per il governo». Contemporaneamente, gli studenti della FDU (l’università di belle arti, dalla quale sono iniziate le proteste) hanno osservato 100 minuti di silenzio, rappresentando i 100 giorni di protesta, nel luogo dove erano stati aggrediti il 22 novembre. Hanno esposto striscioni con la scritta «Cento giorni di richieste, quanti ancora?».

All’interno del Parlamento, la tensione è culminata in scontri e nell’uso di fumogeni. Deputati dell’opposizione hanno srotolato un grande striscione con la scritta «La Serbia insorge per far cadere il regime» e hanno alzato fogli con pugni rossi e insanguinati e le scritte «Educatori, siamo con voi» e «Sciopero generale». La sala era piena di fumo e qualcuno ha lanciato dell’acqua contro la presidente del Parlamento, Ana Brnabić. Questo episodio ha evidenziato la profonda crisi politica in corso nel paese.
Oggi, la sessione parlamentare continua con l’adozione di un ordine del giorno che include 62 punti, principalmente incentrati sull’approvazione di ulteriori prestiti statali destinati allo sviluppo delle infrastrutture. Tra i temi principali, figura un emendamento alla legge sull’istruzione superiore, che, secondo i funzionari, soddisferà la quarta richiesta degli studenti in quanto prevede una riduzione del 50% delle tasse universitarie per gli studenti lavoratori e un aumento del 20% del bilancio per l’istruzione superiore, pari a 12 miliardi di dinari. I parlamentari discuteranno anche un disegno di legge sui prestiti immobiliari destinati ai giovani tra i 20 e i 35 anni che non sono già proprietari di immobili.
L’impatto e il futuro delle proteste
Le manifestazioni si sono diffuse in 276 città e paesi della Serbia, coinvolgendo decine di migliaia di persone. Un sondaggio condotto da CRTA nel dicembre 2024 ha rivelato che il 61% dei cittadini supporta le richieste degli studenti, evidenziando un ampio consenso pubblico. Le proteste hanno anche portato a una crisi politica che ha causato, tra le altre cose, le dimissioni del primo ministro Miloš Vučević e l’incriminazione di alcuni ex funzionari per negligenza nel disastro ferroviario.
Mentre gli studenti continuano la loro lotta per la giustizia, il 15 marzo 2025 è prevista una nuova grande manifestazione a Belgrado. Le proteste pacifiche hanno portato gli studenti a essere nominati per il Premio Nobel per la Pace, un riconoscimento del loro impegno non violento per il cambiamento.
La Serbia sta vivendo uno dei momenti più critici della sua storia recente. Il movimento studentesco ha acceso un dibattito nazionale sulla trasparenza e la responsabilità del governo, con un impatto che potrebbe ridefinire il futuro del paese.
Redazione