Sogno georgiano o sogno europeo?

Sogno georgiano o sogno europeo?

Gli equilibri geopolitici nella regione del Mar Nero sono più incerti che mai, e la Georgia si trova al centro dello scontro tra Occidente e Russia. Il controllo russo dei porti della Crimea è messo a repentaglio dagli attacchi ucraini, e da Mosca arrivano pesanti critiche sulla gestione della marina. Ad
aggravare la situazione è il progetto di una base navale russa in Abkhazia, regione separatista della Georgia invasa all’inizio degli anni ’90. Nell’ottobre 2023, Aslan Bzhania, leader della Repubblica separatista, ha dichiarato che verrà presto stabilito un porto militare a Ochamchire, una cittadina situata a meno di 40 km dal confine con la Georgia. L’obiettivo dichiarato è quello di rafforzare le capacità difensive congiunte di Russia e Abkhazia.
Questa mossa solleva preoccupazioni in Georgia e in Occidente, rappresentando un’ulteriore estensione dell’influenza militare russa nel Caucaso meridionale.

Alla base di questa decisione c’è la necessità di Mosca di difendere la propria flotta di stanza nel Mar Nero. Gli insistenti attacchi missilistici ucraini in Crimea hanno messo in difficoltà la marina russa e hanno spinto i comandi militari a riconsiderare la propria strategia navale. Il posizionamento di una base navale a Ochamchire potrebbe quindi avere un duplice scopo: da un lato, garantire un rifugio più sicuro per la flotta russa, lontano dagli attacchi ucraini; dall’altro, consolidare ulteriormente il controllo
russo sul Caucaso. Inoltre, nel lungo termine, Mosca si assicurerebbe ulteriore controllo sui flussi commerciali nel Caucaso, limitando l’influenza cinese.

La risposta di Tbilisi

Tbilisi ha espresso forti preoccupazioni per il progetto russo. “Questi atti rappresentano una violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Georgia e una mossa aggressiva per giustificare l’occupazione illegale delle regioni dell’Abkhazia e dell’Ossezia”, recita un comunicato del
Ministero degli Affari Esteri georgiano.
Una ferma condanna è arrivata anche da parte della Presidente Salome Zourabichvili, che ha dichiarato che il progetto rappresenta una minaccia diretta alla sicurezza nazionale. Il timore è che la base possa diventare un hub militare per ulteriori operazioni russe nella regione, complicando gli sforzi dell’Occidente per garantire la stabilità nel Caucaso meridionale. Con la costruzione del porto
militare, la Russia intende lanciare un importante segnale alla NATO e all’Unione Europea, che negli ultimi anni si sono fatte promotrici dell’integrazione della Georgia nell’Occidente.

Perché la Georgia è importante per l’Occidente

Dal punto di vista occidentale, integrare la Georgia nella NATO significherebbe migliorare la postura strategica dell’Alleanza nel Mar Nero, in chiave anti-russa e anti-cinese. La stabilità della Georgia è fondamentale per promuovere gli sforzi per la sicurezza sul confine orientale.
Inoltre, Tbilisi rappresenta un importante asset economico nello sviluppo delle rotte commerciali ed energetiche che collegano l’Asia all’Europa. Ciò è più che mai rilevante oggi, a seguito dei blocchi sui rifornimenti di petrolio russo. La sicurezza energetica dell’Unione Europea passa anche dalla Georgia, paese di transito del gas e del petrolio che dal Mar Caspio arrivano ai mercati europei.
L’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan e il gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum sono arterie vitali per le forniture energetiche del vecchio continente e fanno parte del Corridoio Meridionale del Gas, una strategia dell’UE volta a ridurre la dipendenza dalle forniture di gas russo. In questo senso, la Georgia rappresenta
un importante hub energetico per l’Europa, garantendo una sicura diversificazione delle forniture di gas e petrolio.
La cooperazione economica tra Unione Europea e Georgia si è consolidata dai primi anni 2000. Bruxelles ha accolto favorevolmente l’apertura di Tbilisi, aprendo ad un percorso di integrazione europea. Dal 2016, a seguito dell’entrata in vigore della Deep & Comprehensive Free Trade Area, la Georgia ha potuto aderire al mercato unico europeo, rendendo più agevole il processo di import-export. Ad oggi, l’UE rappresenta il maggiore partner commerciale di Tbilisi. L’impegno dell’Unione verso la Georgia è profondo e prevede investimenti concreti per rafforzare le connessioni digitali, energetiche e i
trasporti, sia in territorio nazionale che con l’Europa. La rotta per l’Asia passa dalla Georgia, e l’Unione Europea vuole trarne tutti i vantaggi.

Verso l’Europa

Negli ultimi due decenni, la Georgia ha cercato di allontanarsi dall’orbita russa, avvicinandosi all’Occidente. Dall’ascesa al potere del governo filo-occidentale di Mikheil Saakashvili, la Georgia ha compiuto notevoli progressi verso un’integrazione con l’Europa e gli Stati Uniti. Questa politica atlantista provocò la reazione di Mosca, preoccupata dalla possibilità di un’ulteriore
espansione della NATO.
I rapporti bilaterali tra Occidente e Georgia si sono intensificati a seguito dell’invasione russa del 2008 e, nello stesso anno, durante il Summit NATO a Bucarest, sono state formalmente accolte le aspirazioni di Tbilisi all’ingresso nell’Alleanza. La volontà di aderire all’UE e alla NATO può essere spiegata come una risposta sia alla crescente spinta democratica della popolazione, sia alla pressione esercitata dalla Russia. Il processo di integrazione europea ha ricevuto una svolta importante a dicembre 2023, con il conferimento dello status di candidato all’ingresso nell’Unione.

Sogno georgiano o sogno europeo?

Le relazioni tra Tbilisi e Bruxelles sono entrate in una fase di stallo a seguito dell’approvazione della controversa “legge sugli agenti stranieri”. Presentata in Parlamento nel marzo 2023, la legge obbliga le ONG e i media che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero a registrarsi come “organizzazioni che agiscono nell’interesse di una potenza straniera”. Decine di migliaia di cittadini scesi in strada a protestare, paragonando la legge ad un provvedimento simile emanato dal Cremlino nel 2012 per reprimere il dissenso interno.
Nonostante le accese proteste, il partito di governo ha continuato a sostenerne la legittimità, e a maggio il Parlamento ha approvato la proposta di legge. La narrativa presentata dal Sogno Georgiano si allinea a quella di Mosca, secondo cui le ONG sono organizzazioni fantoccio gestite dall’Occidente e non
rappresentano gli interessi della popolazione georgiana.
L’Unione Europea osserva con preoccupazione la virata anti-democratica della Georgia, avvertendo che questo provvedimento mette a rischio la stabilità del Paese. Il tentativo di sterilizzare la società civile danneggia la vita democratica e allontana la Georgia dall’Occidente. In un comunicato, Bruxelles ha dichiarato l’incompatibilità della “legge russa” con gli standard e i valori democratici europei, evidenziando come la sua approvazione avrà ripercussioni sul percorso di adesione. Nel frattempo, il Sogno Georgiano continua la campagna anti-occidentale, accusando l’Europa e gli Stati Uniti di far parte del “partito globale della guerra” e di essere intenzionati a trascinare la Georgia in un conflitto con la Russia.

Elezioni decisive

Le elezioni per il nuovo Parlamento georgiano sono alle porte: il 26 ottobre i cittadini saranno chiamati a esprimersi in quello che potrebbe essere il voto più importante della recente storia del Paese. L’agenda estera di Tbilisi sarà determinata dall’esito delle elezioni. L’attuale partito di governo, Sogno Georgiano, è controllato dal miliardario filorusso Bidzina Ivanishvili, che, sebbene ritirato dalla politica attiva, è
considerato il burattinaio della politica georgiana, in uno dei momenti più decisivi della sua storia. Il partito è al potere dal 2012 e appare largamente favorito nei sondaggi, presentandosi come l’unica forza in grado di garantire pace e stabilità.
Secondo un sondaggio del National Democratic Institute, il 79% dei georgiani è a favore dell’ingresso nell’UE ma l’attuale governo sta ignorando il desiderio di integrazione europea della popolazione, censurando la società civile. Nonostante ciò, il Sogno Georgiano continua a presentarsi agli
elettori come partito europeista, parte di quell’Europa tradizionale e cristiana,
lontana dal panorama riformista e LGBT di Bruxelles.
La frammentazione dell’opposizione rappresenta l’ostacolo maggiore a un cambio di rotta a Tbilisi. Il principale partito di opposizione, il Movimento Nazionale Unito, è stimato intorno al 20% nei sondaggi. Tuttavia, l’opinione pubblica è critica nei confronti dell’MNU, e il suo fondatore, Mikheil Saakashvili, attualmente in prigione per abuso di potere, continua ad avere un ruolo molto divisivo. Il partito è macchiato da scandali e corruzione ed è risultato incapace di rinnovarsi. Il tentativo di formare una coalizione di opposizione promosso dalla Presidente Zourabichvili è fallito, e l’assenza di un’alternativa valida avvantaggia il Sogno Georgiano, proiettato oltre il 30%.

Il risultato delle elezioni è imprevedibile, ma è altamente probabile che si formi un governo di coalizione. Se l’opposizione riuscisse a unirsi per ottenere la maggioranza, le relazioni bilaterali tra Georgia e Bruxelles si rinvigorirebbero. D’altra parte, una vittoria del Sogno Georgiano permetterebbe al partito di consolidare il suo potere e reprimere il dissenso, segnando un tragico cambio nel paradigma filo-occidentale che ha caratterizzato gli ultimi decenni della politica georgiana.

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