Stati Uniti fuori dall’OMS. Le conseguenze

Stati Uniti fuori dall’OMS. Le conseguenze

Washington, Casa Bianca, 7 Luglio dell’a.d. 2020, mentre sull’intero pianeta imperversa l’epidemia di Covid, nella residenza presidenziale americana, Donald John Trump sigla un ordine di esecuzione perentorio: gli Stati Uniti d’America escono dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Di lì a pochi mesi, il suo successore, Joe Biden, disattende l’atto in argomento, e quindi tutto resta immutato.

Nel suo secondo mandato, Trump, dopo circa otto ore dalla prestazione del giuramento, non perde tempo nel formalizzare per la seconda volta la decisione di ritirare l’adesione statunitense all’OMS, e oltre che a sospendere l’erogazione dei sussidi finanziari, richiamerà tutti i dipendenti che prestano servizio presso l’organizzazione, comprese le imprese appaltatrici del Governo degli Stati Uniti d’America.

La ragione posta a fondamento della fine di tale sodalizio è da ricercarsi nella mala gestio svolta dall’agenzia globale durante la pandemia COVID-19, correlata all’incapacità di adottare riforme efficaci ed interventi mirati per contrastare il diffondersi dell’infezione su scala mondiale, e unita a una politica inappropriata nei confronti della Cina, refrattaria a qualsiasi istanza di chiarimenti sull’origine e diffusione del virus.

Trump ha definito l’Organizzazione Mondiale della Sanità “una marionetta di Pechino” e ha promesso di reindirizzare i finanziamenti statunitensi verso iniziative sanitarie nazionali.

Non è la prima volta che si verifica un tale evento: un precedente illustre di abbandono è stato quello dell’U.R.S.S., nazione che, durante le tensioni sorte nel periodo della Guerra Fredda, si ritirò dall’OMS nel 1949, insieme alle Repubbliche Sovietiche Ucraina e Bielorussia (a quei tempi erano attribuiti seggi indipendenti nell’Assemblea Mondiale della Sanità), per poi rientrare nel 1956.

La costituzione dell’OMS non prescrive un metodo di uscita chiaro: a seguito di una risoluzione congiunta del Congresso, è stato stabilito che il processo di ritiro prevede un termine di preavviso pari a un anno, e pertanto l’effettiva disdetta acquisterà piena efficacia, salvo ripensamenti, non prima della terza decade di Gennaio 2026, e che durante tale intervallo temporale devono essere pienamente soddisfatti anche gli obblighi finanziari afferenti la contribuzione, ma Trump ritiene comunque che il termine di un anno sia già trascorso, avendo espressamente manifestato la volontà di retrocedere nel 2020.

Negli ultimi due anni gli Stati Uniti, al primo posto come principale finanziatore, hanno elargito all’Organizzazione Mondiale della Sanità 1,28 miliardi di dollari, mentre in seconda e terza posizione trovano allocazione rispettivamente la Germania con 856 milioni di dollari e la Fondazione Bill Gates con 830 milioni di dollari.

Quali sono state le prime reazioni dell’organismo interessato?

Successivamente alla notifica del ritiro degli Stati Uniti d’America dall’Organizzazione mondiale della sanità, il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha diramato una missiva a tutto il personale dipendente, ravvisando l’esigenza di risparmiare sui costi e dare priorità alle azioni.

Tra le misure di austerity rientrano lo svolgimento di tutte le riunioni in modalità da remoto, la limitazione della sostituzione delle apparecchiature informatiche e la sospensione degli interventi riparativi negli uffici. Proclami imitatori sulla scia statunitense si registrano in Argentina e Italia, dove le maggioranze governative sono aspramente critiche verso la gestione operata dall’agenzia internazionale, ma per i casi di specie, l’istruttoria interna da seguire, per raggiungere l’ottenimento delle dimissioni, è decisamente più articolata.

Quando fu costituita l’Organizzazione Mondiale della Sanità a Ginevra nel 1948, l’esigenza di dotarsi di una struttura accentratrice per la tutela della salute sorgeva in un periodo storico particolare, atteso che l’interscambio di dati e notizie tra gli stati era fortemente limitato, sia per la Guerra Fredda che per l’esistenza di soli due mezzi mediatici, radio e carta stampata; di converso, nell’era attuale, in cui le informazioni transitano a velocità astrali, le preoccupazioni al riguardo diventano anacronistiche, e ciò consente di venire a conoscenza dell’esistenza di emergenze sanitarie in tempi estremamente ridotti, sempre fatta salva la reticenza e/o ritardi da parte di chi di dovere all’interno delle amministrazioni pubbliche dei vari paesi che dovessero venire coinvolti.

Vi è da dire che, per quanto possa ritenersi definitiva nell’attuale mandato presidenziale quadriennale, la cessazione potrebbe risultare effimera, considerato che il reingresso nell’istituzione sanitaria mondiale potrà essere decretato da un successore della Casa Bianca.

Con verosimile certezza, la decisione trumpiana non farà proseliti tra i governanti degli altri 193 paesi aderenti all’OMS, i sistemi di sorveglianza e risposta continueranno ad essere attivi anche in assenza dell’apporto americano, e secondo alcuni analisti, il ritiro degli U.S.A. accrescerà l’influenza di Cina, India e Russia sulla salute globale.

 

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